Davide: Si fa il pieno alle Africa. 40 litri circa a testa, per affrontare tappe massime di 400 km su sterrato (a patto di non sbagliar...

In sella!

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Davide: Si fa il pieno alle Africa. 40 litri circa a testa, per affrontare tappe massime di 400 km su sterrato (a patto di non sbagliare strada!).
Sembra il copione scontato di un film comico, ma non abbiamo fatto neanche un km e già siamo con gli attrezzi in mano: fuori la pasta bicomponente e si tappano le falle sui serbatoi di alluminio (un po’ troppa euforia e non li ho neanche testati dopo le ultime modifiche). Almeno trascorre veloce l’attesa del timbro all’Ufficio delle Dogane di Dakhla, timbro che tarda per le preghiere del venerdì, a cui neanche il direttore di un ufficio statale può (o vuole) sottrarsi. È pomeriggio inoltrato quando aggrediamo finalmente i 350 km di asfalto che ci separano al confine con la Mauritania, attraversando un paesaggio desolato, dove il vento e la monotonia la fanno da padroni.
All’ultimo posto di rifornimento ci avvertono che la frontiera sta per chiudere e non arriveremo in tempo per passare di là, ma noi, carichi come delle molle, spremiamo le moto per gli ultimi 80 km e arriviamo al confine all’imbrunire. Auto ferme in fila, sbarre già abbassate, e davanti ai diversi uffici da passare (polizia, gendarmeria, dogana, polizia di frontiera) lunghe code che non fanno presagire nulla di buono. Da buoni italiani conosciamo tutti i trucchi per impietosire qualsiasi figura ufficiale, e anni passati a cercare di convincere il vigile o il poliziotto di turno che "no, che la moto esce così dalla fabbrica", che "non saprei, io mica l’ho modificata", che "forse il precedente proprietario", che "no, che la marmitta mica fa rumore", che "nooo... la targa non è una fotocopia... ma dai, non me n’ero mai accorto!"... ecco, anni di gavetta ci permettono di farci aprire le sbarre, e di passare davanti a tutti nelle chilometriche code perchè noi, poveri diavoli in moto, mica possiamo dormire all’aperto... mica abbiamo tende o sacchi a pelo, mica abbiamo qualcosa da mangiare... e fino a domani come sopravviviamo? Tanto siamo ancora puliti e presentabili ...e la storia regge! 

Nicola: È ormai notte quando usciamo dal Marocco, e ci apprestiamo ad affrontare i tre km di terra di nessuno, lasciati al dominio delle sabbie: si dice che i poliziotti mauri siano d’accordo con chi si offre (dietro compenso) di tirare fuori le numerosissime macchine che si piantano. La faccenda è credibile: nessuna indicazione guida alla deviazione sulla sinistra, dove la pista ha fondo solido e compatto, così decine di macchine si dirigono senza saperlo verso la sabbia molle. Ormai al buio, ci insabbiamo anche noi, ed inauguriamo il viaggio con una caduta a testa, qualche risata e un po’ di preoccupazione (ma chi la alza sta moto carica di bagagli e benzina?). Arriviamo al volo sul suolo della Mauritania. Stesse scene pietose dell’altra frontiera e a lume di candela (!) sbrighiamo tutte le pratiche, compreso il visto, che si paga direttamente in euro, anche se qui ne costa solo 20, invece dei 40 richiesti in Italia.

D: Di corsa a cercare un campeggio a Nouadhibou e primo scontro con la realtà africana più triste: quella delle città cresciute disordinate, come baraccopoli, su uno strato di immondizia e caos, con le auto che vagano con la stessa conoscenza del codice della strada delle capre (e animali in genere...) con cui dividono le strade.
Apriamo tende e srotoliamo sacchi a pelo in un campeggio che in realtà è un cortile: ormai a notte fonda ci apprestiamo a cucinare qualcosa con il diabolico fornelletto a benzina, acquistato giusto prima di partire.
Ovviamente non funziona. Sarà un difetto di fabbricazione, anche perchè se è vero che bisogna capire come funziona (non è elementare...), è vero che mi sono fatto dare ripetizioni di fornellettologia dal più grande maestro viaggiatore mai conosciuto!
Comunque, non funziona. E così il socio tira fuori qualcosa di freddo da mettere sotto i denti. Ancora deve cominciare l’avventura e già ci siamo fatti 2.500 km più del previsto, siamo in ritardo di un paio di giorni, i serbatoi posteriori trasudano benzina e l’unico fornello non funziona!
Tutto si può accettare, ma io DEVO fare colazione con il latte (piuttosto quello condensato) caldo, che mi trovi a casa, in albergo o in mezzo al deserto! Per fortuna la notte regala ancora qualche ora prima dell’alba, e così c’è tutto il tempo per smontare questa diavoleria a benzina e capire come funziona. Giusto un paio d’ore per smontarlo, studiarlo, analizzarlo, comprenderlo... e da quella notte mi ritengo un illuminato del fornello Coleman a benzina! 

N: Lascio Davide che traffica testardamente con questa diavoleria, io sono già stanchissimo nonostante il viaggio sia appena all’inizio, me ne vado a dormire… Quando mi sveglio, sorpresa, lo trovo che scalda il latte per la colazione…  non dice niente, si gode soltanto il suo latte caldo, la soddisfazione non tanto di averlo (piccola cosa!), ma di esserselo guadagnato, ora e per i prossimi giorni... una piccola lezione di determinazione…

Mauritania 2006: Stage 0
29 Dicembre 2006
Percorso: Dakhla - Nouhadibou (427 km)


Mauritania 2006: Cronologia



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