La pista del treno
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Al mattino ripartiamo per Atar, dove facciamo
rifornimento di acqua e benzina. E ci incamminiamo verso Choum, verso il confine
col Marocco, verso il treno più lungo del mondo, verso la chiusura della nostra
avventura. L’incognita è ancora una volta la benzina, e questa volta non
abbiamo tempo e voglia di rimanere a secco.
Sappiamo che in questi giorni la benza dovrebbe esserci a Choum, a 120 km, ma poi ci sono 450 km di niente... Allora leghiamo una tanica di plastica da 10 litri alle barre laterali della mia moto, in modo da avere quei 50 km in più di autonomia... La tanica è ben fissata, ma il coefficiente di penetrazione aerodinamica diventa pari a quello di una betoncar...
La piacevole sorpresa è che il tragitto Atar - Choum non è asfaltato (come credevo), così non ci si annoia e si gioca un po’ su una pista abbastanza compatta e scorrevole. Incrociamo nuovamente gli italiani sull'Unimog conosciuti a Ouadane, e, ancora una volta, sapere che qualcuno farà il nostro stesso tragitto (ovvio, a ritmi molto più lenti...) ci garantisce un margine di sicurezza maggiore.
Benzina e fuga rapida dall’ultimo ‘avamposto’, prima di prendere la direzione di Nouadhibou, su una pista lunga ma senza problemi di orientamento perché sviluppata a lato della ferrovia che porta a Nouadhibou il ferro estratto nelle miniere di Zouerate. Le rotaie segnano il confine col Marocco, e l’importante è non attraversarle: a nord ci sono le mine disseminate dal Marocco per arginare la guerriglia del fronte Polisario...
Sappiamo che in questi giorni la benza dovrebbe esserci a Choum, a 120 km, ma poi ci sono 450 km di niente... Allora leghiamo una tanica di plastica da 10 litri alle barre laterali della mia moto, in modo da avere quei 50 km in più di autonomia... La tanica è ben fissata, ma il coefficiente di penetrazione aerodinamica diventa pari a quello di una betoncar...
La piacevole sorpresa è che il tragitto Atar - Choum non è asfaltato (come credevo), così non ci si annoia e si gioca un po’ su una pista abbastanza compatta e scorrevole. Incrociamo nuovamente gli italiani sull'Unimog conosciuti a Ouadane, e, ancora una volta, sapere che qualcuno farà il nostro stesso tragitto (ovvio, a ritmi molto più lenti...) ci garantisce un margine di sicurezza maggiore.
Benzina e fuga rapida dall’ultimo ‘avamposto’, prima di prendere la direzione di Nouadhibou, su una pista lunga ma senza problemi di orientamento perché sviluppata a lato della ferrovia che porta a Nouadhibou il ferro estratto nelle miniere di Zouerate. Le rotaie segnano il confine col Marocco, e l’importante è non attraversarle: a nord ci sono le mine disseminate dal Marocco per arginare la guerriglia del fronte Polisario...
Giochiamo coi bambini a Choum, aspettando la benzina |
Strane formazioni rocciose lungo la "pista del treno" |
Riparazione sotto gli occhi dei tecnici SNIM |
N:
Qualche decina di km ed entriamo nello squallidissimo villaggio di Tmeimichat,
alla ricerca di un po’ di benzina. Troviamo invece un gruppo di case sommerso
dall’immondizia e dalla sabbia, che gravita intorno al servizio di manutenzione
della linea ferroviaria. Qui non c'è una sola pianta e nemmeno un pozzo; cibo ed
acqua arrivano esclusivamente col treno. Non c'è nessuna scuola per i ragazzini,
e si vede il risultato... mentre altrove tutti ti rispettano (per quanto
cerchino di spillarti soldi o regali), questo è l’unico posto che abbiamo
trovato in tutta la Mauritania dove la gente ti mette le mani addosso e ti apre
il bagaglio cercando di fregarti qualcosa... Insomma, un posto da evitare e da
dove cerchiamo di scappare in fretta.
D: Ancora chilometri a lato della ferrovia, ancora qualche incontro con viaggiatori che vanno nella direzione opposta: questa risulterà sicuramente la pista più frequentata di tutto il viaggio, e il fatto che la Dakar farà tappa ad Atar due giorni dopo può essere una valida spiegazione del ‘traffico’: questo è il collegamento più breve tra il Marocco ed Atar.
Il bello di questi viaggi è che sovente ci si saluta solo con un cenno della mano e si prosegue, ma se si vede un mezzo fermo, ci si arresta immediatamente, e la prima domanda è sempre rivolta a sapere se va tutto bene. Una volta fermi ci si informa sul viaggio, e sovente si scoprono storie affascinanti...
Tra chiacchiere, soste e forature in un giorno abbiamo percorso ‘solo’ 370 km di fuoristrada, e il sole si abbassa inesorabile: non rimane che cercare un posto dove piantare le tende... Ci cuciniamo un buon risotto e ci gustiamo questo campo in mezzo al deserto, consci che potrebbe essere l’ultimo di questa avventura: da domani si torna alla civiltà ...
D: Ancora chilometri a lato della ferrovia, ancora qualche incontro con viaggiatori che vanno nella direzione opposta: questa risulterà sicuramente la pista più frequentata di tutto il viaggio, e il fatto che la Dakar farà tappa ad Atar due giorni dopo può essere una valida spiegazione del ‘traffico’: questo è il collegamento più breve tra il Marocco ed Atar.
Il bello di questi viaggi è che sovente ci si saluta solo con un cenno della mano e si prosegue, ma se si vede un mezzo fermo, ci si arresta immediatamente, e la prima domanda è sempre rivolta a sapere se va tutto bene. Una volta fermi ci si informa sul viaggio, e sovente si scoprono storie affascinanti...
Tra chiacchiere, soste e forature in un giorno abbiamo percorso ‘solo’ 370 km di fuoristrada, e il sole si abbassa inesorabile: non rimane che cercare un posto dove piantare le tende... Ci cuciniamo un buon risotto e ci gustiamo questo campo in mezzo al deserto, consci che potrebbe essere l’ultimo di questa avventura: da domani si torna alla civiltà ...
Il campo, a 210 km da Choum |
Mauritania 2006: Stage 11
9 Gennaio 2007
Percorso: Terjit - Atar - Choum - Tmeimichat (367 km)
9 Gennaio 2007
Percorso: Terjit - Atar - Choum - Tmeimichat (367 km)