Metamorfosi
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Ecco un elenco delle modifiche apportate alla nuova CRF, per la gioia dei motociclisti; se non rientrate in questa categoria passate pure oltre...
Dunque, innanzi tutto è indispensabile aggiungere un paramotore per proteggere la parte bassa della moto da sassi e botte, e per fare da slitta quando la moto si insabbia fino al collo. Quelli a catalogo, belli e ben studiati, non sono ancora disponibili: bisogna farselo in alluminio, studiando come collegarlo saldamente alla moto. Se ne occupa Amir di Solo Moto, che in tempo record, lavorando di notte, realizza un primo prototipo che ben resisterà a tutti i nostri maltrattamenti. È sicuramente ad oggi l'unico paramotore ad aver superato uno stress test così impegnativo!
Barre di protezione laterali: solo mamma Honda le ha in pronta consegna, quindi il salasso è inevitabile. È un buon prodotto, ben progettato e funzionale. Noi siamo abituati a legarci tenda e sacco a pelo, e in qualche modo si riesce anche con queste.
Attrezzi: il vano sottosella è praticamente inesistente. La cassettina porta-attrezzi sul lato motore è una Cagata Pazzesca: ci potrebbe stare forse un coltellino svizzero, se non fosse che per aprirla ci vuole una brugola, che per logica dovrebbe starci dentro. Se devo tenermi la brugola nel taschino piuttosto ci metto direttamente il coltellino. Quindi via, la scatoletta resta a casa.
In compenso la sella nasce divisa in due. Via quella del passeggero, sostituita da una borsetta fatta su misura in cui far stare attrezzi e ricambi... ma quali ricambi? Boh? Non so nemmeno se sta moto ha un filtro o una pompa della benzina... forse meglio restare nell'ignoranza e non portare niente, salvo una dose di ingenuo ottimismo, che almeno non prende troppo spazio.
Benzina: coi 18 litri del serbatoio originale non si va molto lontano. Sulla XRV con i serbatoi in alluminio posteriori arriviamo a 35 litri, ma qui non c'è tempo per realizzarne di simili, quindi ci affidiamo ad una tanica da 5 litri montata sul fianco posteriore. Basterà ? Scopriremo di no...
Acqua: Banale dirlo, nel deserto l'acqua è preziosa, e per quanta se ne porti non è mai abbastanza. Oltre ai 2,5 litri nella sacca sulla schiena (camelback) serve una scorta. Le storiche borracce di alluminio che abitualmente fissiamo alla moto non ci stanno da nessuna parte. Senza troppa convinzione monto due borracce da ciclista agli agganci delle pedane passeggero. Contrariamente ad ogni pronostico arriveranno fino alla fine del viaggio, seppure in condizioni penose.
Bagaglio: I grossi maniglioni posteriori permettono di legare il bagaglio sul portapacchi, anche se non in modo molto pratico. Non utilizziamo valigie rigide o borse laterali, che fanno molto fashon, ma sono poco sicure in caso di caduta.
Paramani, specchietti, riser: Via gli specchietti originali troppo preziosi, sostituiti con uno pieghevole da due lire. Montati dei paramani generici per proteggere le leve al manubrio, rialzato di qualche centimetro con degli spessori (riser) per facilitare la guida in piedi. Fori sulle leve per imporre il punto di eventuale rottura in caso di caduta.
Gomme: Michelin Desert anteriore. Per il posteriore ci facciamo tentare dalle Mitas E09 Dakar che costano la metà del collaudato Desert... a posteriori forse valeva la pena spendere di più.
Cavalletto: Il cavalletto originale, di alluminio, non è facilmente allungabile, ma non ne abbiamo bisogno dato che le sospensioni sono di serie. C'è bisogno di allargare il piede perché non sprofondi nella sabbia; esistono dei kit appositi ma sono piuttosto costosi. Noi preferiremmo decisamente saldare una piastra, ma trattandosi di alluminio pressofuso ci limitiamo ad inbullonare una lamiera d'acciaio a due fori praticati sul piede.
Zero tempo per aggiungere un filtro benzina o anche solo vedere come si puliscono i filtri aria: è ora di prendere la nave!